RAMS-STORIA DI DUE FRATELLI E OTTO PECORE (HRÚTAR)

mercoledì 18 maggio ore 16 e ore 21
RAMS-STORIA DI DUE FRATELLI E OTTO PECORE (HRÚTAR)
Regia Grímur Hákonarson, interpreti Sigurður Sigurjónsson, Theódór Júlíusson, Charlotte Bøving, Jon Benonysson, Gunnar Jonsson, Þorleifur Einarsson, Sveinn Ólafur Gunnarsson, Ingrid Jónsdóttir, Jörundur Ragnarsson, origine Islanda 2015, durata 92'.

Vincitore premio Miglior Film, sezione Un Cer tain Regard 68a edizione del Festival di Cannes 2015.

Su di uno sperduto isolotto all'estremo Nord, in Islanda vivono gli anziani fratelli Gummi e Kiddi.
Nonostante l'af fetto cer to che si por tano, i due non si parlano da 40 anni.

All'origine della r ivalità il carattere “dif f icile” di Kiddi, che non ha mai accettato le più basilari regole del consesso civile. Pastor i entrambi, entrambi spesso premiati per la bellezza dei loro capi, coltivano tra loro un rarefatto dialogo attraverso i rari biglietti che il cane por ta dall'uno all'altro.

L'incidente nar rativo di una grave epidemia ovina, la screpi, che colpisce le pecore di Kiddi, por terà il loro rapporto all'inevitabile scar to.

Abituati per natura (anche quella selvaggia e bellissima dell'Islanda) e per cultura a non esprimere alcuna forma di af fetto i protagonisti di questo semplice, diretto, or iginale racconto esemplif icano ef f icacemente il concetto di “essenzialità”.

Un'essenzialità nuda, in molti sensi, e che por ta il più impor tante festival di cinema del mondo, quello di Cannes, a premiare l'opera con il riconoscimento più ambito in una delle sue sezioni più impor tanti per quanto riguarda l'innovazione, quella de' Un Certain Regard, l'anno scorso nel mese di maggio.

Rappresentante dell’Islanda ai premi Oscar per il miglior f ilm straniero nel 2016, Rams – Storia di due fratelli e otto pecore ci mostra con grande forza un mondo semplice e pr ivo di orpelli, in cui l'allevamento delle pecore non è solo l’unica fonte di sostentamento, ma il fulcro stesso di vita e af fetti in un'intera comunità.

Una ter ra povera, le rare parole, i gesti usuali e legati al mero sopravvivere non potevano che essere comunicati da una regia conseguentemente essenziale e “a sottrar re”, corroborata da due interpreti “levigati” da vento e sforzi quotidiani.

Tra i due poi spicca e stupisce par ticolarmente Sigurður Sigurjónsson, noto attore comico e cabarettista nel suo Paese, e qui vera sorpresa nei panni dell'imper turbabile Gummi.

Dilatato, lineare, laconico, rarefatto prima ancora che un f ilm Hrútar è un'esperienza preziosa per chi non si stanca di apprezzare il valore della dif ferenza culturale in ogni forma e abito gli si presenti.

La metafora cinematica del concetto: “Less is more”. Unico.