Sguardi Puri 2016 - FRANCOFONIA - IL LOUVRE SOTTO OCCUPAZIONE (LE LOUVRE SOUS L'OCCUPATION)

11/05/2016  16:00 -  21:00

11/05/2016

Cinema Teatro Politeama
Corso Cavour 20, Pavia
Accessibile
Eventi per: Per tutti0-99
Il Louvre sotto occupazione

Info

Rassegna "Sguardi Puri"
Prezzo ingresso: Ingresso intero 5 EURO, ridotto AGIS e anziani 4 EURO, fino a 26 anni 3 EURO

Organizzato da

Comune di Pavia - Assessorato alla Cultura
Telefono: 0382/399770
E-mail: cultura@comune.pv.it
 
Cinema Teatro Politeama
Corso Cavour 20, Pavia

mercoledì 11 maggio ore 16 e ore 21
Orso d’argento Berlinale 2015
IL CLUB (EL CLUB)

Regia Aleksandr Sokurov, interpreti Louis-Do de Lencquesaing,
Benjamin Utzerath, Vincent Nemeth, Johanna Korthals Altes,
origine Francia, Germania, Paesi Bassi 2015, durata 87'.

"Uno stato ha bisogno di un museo per esistere"

Jacques Jaujard ricopre la carica di conservatore nel momento in cui la Francia è occupata dai nazisti. Il conte Franziskus Wolff-Metternich è l'uomo mandato da Berlino per valutare l'enorme ricchezza artistica del museo parigino e organizzarne il parziale trasferimento in Germania.

Due uomini differenti e su barricate opposte. Due uomini la cui collaborazione permette a noi oggi di apprezzare un patrimonio la cui sopravvivenza dopo questo film non daremo più così per scontata.

Napoleone e la Marianne, l'Hermitage e l'assedio di Leningrado, Jaujard e Wolff-Metternich, storie erappresentazione, dipinti e personaggi storici (in “ricostruite”
carne ed ossa) nell'ultimo film di Sokurov, ma anche un mercantile carico di quadri (contemporanea Arca di Noé) e conversazioni via skype, foto di repertorio storico e pièce di teatro, politica e sociologia, storia dell'arte e cronaca.

Complessivamente davvero una summa, per quanto riguarda i contenuti, ma anche un pamphlet non meno ricco per quanto riguarda la forma cinematografica che l'opera assume. Tanta carne al fuoco, certo, ma il principio è chiaro: “Il museo non è soltanto un contenitore per preservare l'arte, ma costituisce il vero e proprio ritratto identitario di una nazione, di un continente, di una società”.

La gravità, l'ironia, il tono anche parodisticamente assertivo che Francofonia in certi momenti prende fa pensare ad un Godard russo. Felicemente libero da pastoie di verisimiglianza come dai vincoli della narrazione piana, Sokurov vola alto sul mondo della Cultura con la C maiuscola. C'è il racconto della seconda guerra mondiale, certo, ma anche quello dell'inquietante presente: perché se un paese prende spicco dalle sue opere d'arte, che cosa pensare di un sedicente stato che, per provare ad esistere le distrugge sistematicamente?

E di quegli altri che costringono a fuggire i propri abitanti a rischio della loro stessa vita?

Una delle vertigini maggiori però la provoca lo sbalzo temporale: il presente in cui è ambientato buona parte del film e il passato della scultura giordana di 9000 anni fa, la seconda guerra mondiale e le campagne napoleoniche, una Parigi occupata in cui passano contemporaneamente due operatori stile fratelli Lumiere, ma anche turisti con abiti d'oggi... 

Nel breve spazio di un film Sokurov riesce a farci riflettere sulla Storia, sull'Arte e sul Cinema come linguaggio, ma anche come macchina del tempo. Su quanto questo abbia cambiato il mondo e dal mondo sia stato cambiato. 

Intrinsecamente e volutamente discontinuo Francofonia chiarisce che il tempo dell'arte non è lo stesso tempo dell'uomo, ma va decisamente oltre. Ecco, al di là delle differenze, ciò che unì Jaujard e Metternich.

Durante la WW2 il Louvre sopravvisse nascosto nei castelli scampando alla razzìa nazista, molta altra arte non ebbe la stessa fortuna, proprio nella Russia di Sokurov come nel resto dell'Europa orientale.

Su tutte queste storie suona l’inquietante requiem monito di Francofonia. Prezioso.