Sguardi Puri 2016 - LA CORTE di Christian Vincent
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Organizzato da
mercoledì 20 aprile ore 16 e ore 21
CINEMA & giustizia
LA CORTE (L'HERMINE)
Regia Christian Vincent,
interpreti Fabrice Luchini, Sidse Babett Knudsen, Eva Lallier, Miss Ming, Berenice Sand, Claire Assali, Floriane Potiez, Corinne Masiero, Sophie-Marie Larrouy, Fouzia Guezoum, Simon Ferrante, Abdellah Moundy, Serge Flamenbaum, Emmanuel Rausenberger, Gabriel Lebret, Salma Lahmer,
origine Francia 2015,
durata 98'.
Saint-Omer, nella regione nordoccidentale del Pas di Calais, Francia, oggi. Xavier Racine è un giudice togato della corte d'Assise che si è guadagnato il soprannome di a due cifre perché è difficile che le vittime dei suoi verdetti abbandonino l'aula con meno di dieci anni di reclusione. Anche se sconta gli effetti di una brutta influenza di stagione, a Racine viene chiesto di presiedere un processo contro un giovane disoccupato, accusato di aver ucciso a botte la figlia di sei mesi. Non è tuttavia la morte della piccola Melissa ad inquietarlo, quanto la presenza tra i giurati popolari di Ditte Lorensen-Coteret, un'anestesista di origini danesi, che lui, ricoverato in ospedale per un incidente, ha conosciuto anni prima, e della quale si era al tempo perdutamente innamorato.
Christian Vincent dirige ancora Fabrice Luchini, come ai tempi de La Timida, il film che li rende entrambi noti. Minimale, sottile, teatrale senza apparire, L'hermine gioca con spazi chiusi, claustrofobici o intimi, decidete voi. Eppure non rinuncia ad essere profondamente cinema. Cinema da camera forse, ma sempre cinema.
Che cosa c'è nel cuore di un giudice? Quale il modo migliore di riprenderlo? Che cosa rappresentiamo tutti noi per chi, situato su di un gradino superiore, può decidere se siamo innocenti o colpevoli? Imperturbabile e giusto, disinteressato a ciò che davvero può essere accaduto (...la verità è altra cosa e non ci compete afferma ad un certo punto) Racine/Lucchini firma con la forza dell'ossessione questo ruolo per lui in gran parte atipico.
Moderato, quando ci aveva abituato all'eccesso, grigio, facendoci intravedere l'istrione, il suo giudice tradisce solo ad un certo punto la forza delle passioni che sa provare. Il ne faut jurer rien sembra costringerci ad ammettere. Neppure di aver riconosciuto come immutabile il carattere di un personaggio.
Trasparente, ritrattistico, straordinario. Impeccabile.