L'antica Cappella e la raccolta delle reliquie

11/03/2024  19:00

Castello Visconteo
Piazza Castello, Pavia
Accessibile

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Musei Civici di Pavia
Telefono: 0382.399770
E-mail: museicivici@comune.pv.it
 
Castello Visconteo
Piazza Castello, Pavia

Tra le porte che si trovano lungo il porticato, si distinguono le due poste sul lato sud, accanto all'ingresso del Rivellino sud, oggi passo carraio.
Si tratta di due aperture riccamente decorate con fasci di costoloni in cotto disposti in modo da formare una strombatura (cioè con una disposizione che crea una sorta di parete obliqua, da più larga a più stretta), che davano accesso all'antica Cappella del castello.

La prima porta è sormontata dall'originario architrave in pietra e capitelli decorati analogamente a quelli del porticato, e ha una lunetta decorata – attualmente – con una 'sinopia', ovvero il disegno preparatorio per l'affresco che viene realizzato sopra, raffigurante Cristo in pietà. Riscoperto nel corso dei restauri della prima metà del Novecento, è stato staccato nel 1963 e ora è conservato nella prima sala della Pinacoteca (al primo piano). Resta qui il tratto nero, come uno schizzo, su fondo ocra.
È attribuito al celebre pittore Michelino da Besozzo, documentato a Pavia nell'ultimo decennio del Trecento, e forse anche a inizio Quattrocento.

A destra della porta sono raffigurati Tre Santi, a sinistra invece si trovava un altro affresco probabilmente realizzato dal medesimo pittore della lunetta, raffigurante una Madonna con il Bambino e San Cristoforo, staccato e conservato oggi nei depositi a causa del cattivo stato di conservazione.

L'altro 'portalino' presenta capitelli 'a crochet' con testine umane e uno stemma visconteo in cotto nella chiave di volta della ghiera esterna dell'archivolto. Si tratta di un restauro 'in stile', realizzato nella prima metà del Novecento.

All'interno dell'antica Cappella, si trovano altri affreschi a soggetto religioso, in particolare nella seconda campata si vedono, nello sguincio della finestra, una figura femminile allegorica identificata come la Geometria oppure la Prudenza, e poi una Madonna col Bambino, un busto di Cristo benedicente e, sulla parete nord dell'ambiente, degli schizzi di colore scuro (sinopie) in cui si riconosce un San Sebastiano acefalo e dei cavalli imbizzarriti, forse parte di un medesimo apparato decorativo, attribuito al bolognese Andrea de' Bartoli intorno al 1367.

I due santi a figura intera – San Leonardo e Stefano – visibili sui piedritti dell'arcata che divide l'ambiente in due campate sono invece risalenti all'età di Gian Galeazzo, attorno al 1388-90, forse in concomitanza con l'arrivo delle reliquie del protomartire Stefano in dono da Costantinopoli***.

L'esistenza di due ingressi per la Cappella e il diverso trattamento delle campate interne fa pensare che ci fossero due ambienti destinati a due funzioni diverse: la campata più a est - con i resti di una antica decorazione pittorica su tutte le pareti - forse riservata alla famiglia viscontea, mentre quella più a ovest - con la volta dipinta e probabilmente arazzi alle pareti - forse accoglieva gli altri nobili della corte.

Galeazzo II teneva molto a questo ambiente: pensate che nel 1374 aveva disposto vi si celebrassero 12 messe al giorno!

È probabile che qui venissero anche custodite le famose reliquie, un vero tesoro ammirato anche da chi veniva a visitare la corte, in un certo momento (sicuramente nel 1456) custodite, avvolte in panni e in casse, nella sala della cosiddetta 'Libraria'***, in intorno al 1469 trasferite nella sala al pian terreno della torre nord-ovest, destinate alla magnifica e mastodontica ancona lignea dorata e intagliata, con cassette protette da vetri dipinti, fatta realizzare da Galeazzo Maria Sforza negli anni 1470-1476, forse mai terminata e tragicamente perduta.

Come tutte le grandi corti trecentesche d'Europa, ove il principe incarna la figura di re-sacerdote, anche i Visconti furono artefici di una raccolta di reliquie che si arricchì man mano grazie ai doni dei signori delle corti italiane o dei sovrani europei e orientali che si recarono in visita presso la corte viscontea. Probabilmente fu lo stesso Galeazzo II a dare avvio a tale raccolta.

Si sa che, ad esempio, la Vigilia di Natale del 1389 giungono a Pavia da Costantinopoli alcuni resti dalle proprietà taumaturgiche di Santo Stefano, dono dell'imperatrice Elena Cantacuzena.

Tra le 'maraviglie' più celebri: il braccio di S. Maria Maddalena, il braccio dell'apostolo S. Giacomo maggiore, un dente di S. Giovanni Battista e uno di S. Cristoforo e molte teste di Santi.
Nel 1499 il re di Francia Luigi XII concesse le reliquie alla città e il trasferimento in Duomo, da dove alcune vennero perdute o riassemblate.
Ancora oggi sono conservate le SS. Spine (donate a Gian Galeazzo da Filippo di Valois) e quella biforcuta da Emanuele Paleologo ospite in castello il 1° marzo 1400.