Il cortile, il lato nord e il Parco visconteo

11/03/2024  18:10

Castello Visconteo
Piazza Castello, Pavia
Accessibile

Organizzato da

Musei Civici di Pavia
Telefono: 0382.399770
E-mail: museicivici@comune.pv.it
 
Castello Visconteo
Piazza Castello, Pavia

Entrando nel cortile del Castello Visconteo si può meglio apprezzare la struttura del monumento, la sua modularità, e allo stesso tempo cogliere le particolarità dei prospetti.
Osservando infatti i 3 lati superstiti, si notano le diverse aperture del loggiato al primo piano: in origine dovevano essere tutte quadrifore, come ancora visibile nel lato sud – osservate la meraviglia dei rosoni, tutti diversi tra loro*** .

Quando nel 1379 Gian Galeazzo Visconti diventa proprietario del castello, si propone di fare alcune modifiche, tra cui le aperture delle finestre. Probabilmente questo avvenne per due motivi: con il tempo cambiava la moda, ma soprattutto il clima freddo imponeva che le aperture fossero più strette per non disperdere il calore.

Al prospetto del loggiato est interno vengono così create delle arzigogolate monofore inserite in archi a sesto acuto, affiancate da edicolette in cotto, di gusto venezianeggiante.
Per quello ovest invece si opta per delle bifore. Osservando in particolare quelle poste verso l'estremità nord, è possibile trovare – grazie al discoprimento di alcuni mattoni nelle parti laterali delle attuali bifore - gli unici frammenti sopravvissuti delle decorazioni dipinte in bruno su intonaco chiaro, nelle superfici che dovevano restare tra un rosone e l'altro nelle originarie quadrifore***.

L'ala mancante*** è stata distrutta nel 1527 durante l'assedio dell'armata francese guidata dal conte di Lautrec, per vendicare la sconfitta di Francesco I avvenuta due anni prima nella famosa battaglia di Pavia.
Quello che si vede oggi sono i resti delle mura di tamponamento costruite verso la metà del Cinquecento dagli Spagnoli, che ebbero sede qui durante la loro dominazione sul Ducato di Milano.

L'ala nord doveva essere quella più prestigiosa e più riccamente decorata di tutto il castello, adibita agli appartamenti ducali.

Non rimane nessuna traccia, ma solo testimonianze scritte.
Nel 1521, Cesare Cesariano loda le splendide decorazioni, tra cui menziona anche Pisanello.

Nel 1570 Stefano Breventano scriveva:
«Questa stanza era capace per alloggiare la corte di quel si voglia Re o Imperatore ...
aveva le sale et camere quasi tutte dipinte a varie e vaghe istorie et lavori, i cui cieli erano colorati di finissimo azzurro, ne quali campeggiavano diverse sorti d'animali fatti d'oro...

In particolare, al piano superiore c'era un grande salone affrescato con scene di caccia, di pesca e di giostre; esso veniva usato per i banchetti e le feste.

Al piano inferiore, invece, nella torre di nord-ovest, c'era una sala detta degli specchi, perché il soffitto era coperto di vetri quadrati, colorati con figure d'uomo o di animale, o di fiori che, colpiti dai raggi del sole "rendevano una tanta chiarezza et splendore che abbagliavano la vista...
Il pavimento era invece a mosaico e lungo il perimetro della stanza c'erano panche intarsiate e con un alto schienale».

L'ala nord si affacciava sul Parco Visconteo.
Questo ebbe origine nel 1366, quando Galeazzo II fece realizzare, a nord del castello, un giardino signorile e un 'barchetto', cioè un piccolo parco di caccia.
Scelse accuratamente le piante e fece collocare delle peschiere – con pesci e cigni - e delle falconiere – con falchi che opportunamente addestrati servivano al signore e alla sua corte per la caccia.

Si praticava anche la caccia con i leopardi.
Nel parco erano presenti lepri, cinghiali e cervi.
Altri animali furono portati anche da lontano per aumentare il divertimento durante la caccia e accrescere la bellezza del parco.

Il successore, Gian Galeazzo (1383-1395) ampliò il parco e lo fece recintare con mura.
Queste servivano a evitare che gli animali si disperdessero.
Il parco era molto esteso, comprendeva boschi, campi coltivati, case e cascine, un mulino, una fornace, perfino un castello – il castello di Mirabello – dove abitava il guardiano del parco.

C'era anche una piscina – una delle prime della storia – per il divertimento estivo, ma anche per ragioni igieniche. Era detto il Bagno delle duchesse.

L’accesso al giardino dagli appartamenti era facilitato da un pontile di legno e da una scala direttamente collegati all'ala nord dell’edificio.

Nel 1396 lo stesso Gian Galeazzo fece iniziare la costruzione della Certosa che doveva essere la tomba di famiglia e fece ulteriormente ampliare il parco fino ad essa. Questo ampliamento venne detto Parco Nuovo per distinguerlo dal Vecchio.