Memorie di un assassino

22/02/2020 - 24/02/2020
Cinema Teatro Politeama
Corso Cavour 20, Pavia
Accessibile
immagine presa dalla locandina

Info

Orari:

  • Sabato 22 febbraio ore 18:30 - 21:00
  • Domenica 23 febbraio ore 18:00 - 20:30
  • Lunedì 24 Febbraio ore 21:00 
Rassegna "Programmazione Politeama"
Prezzo ingresso: da 5.50 a 7.50 euro

Organizzato da

Fondazione Teatro Fraschini
Telefono: 0382.3711
E-mail: biglietteria@teatrofraschini.org
 
Cinema Teatro Politeama
Corso Cavour 20, Pavia

Dal regista Premio Oscar di "Parasite" un poliziesco che si staglia come l'exemplum ideale per restituire il clima di ignoranza e violenza sotto il regime militare nella provincia più sperduta, mantenendo sullo sfondo le aberrazioni del governo.

GENERE: Poliziesco
REGIA: Bong Joon-ho
CON: Song Kang-ho, Sang-kyung Kim, Roe-ha Kim, Song Jae-ho, Hie-bong Byeon, Seo-hie Ko
PAESE: Corea del Sud 2003
DURATA: 129'

TRAMA:
Gyeonggi, 1986. Il cadavere di una ragazza violentata scatena le indagini dell'inadeguata polizia locale, intenta più a cercare un capro espiatorio che a trovare il vero colpevole. Gli omicidi si susseguono inarrestabili e un ispettore arriva da Seoul per fare luce sul mistero. Il volto di Song Kang-ho, uno dei migliori attori della sua generazione, guarda in camera attonito e si rivolge direttamente a noi, smarriti e confusi, pieni di "perché". Come è possibile che l'uomo possa compiere atti simili? O forse, se una nazione intera vive all'insegna della violenza e dell'ingiustizia, quanto avviene non è che una naturale conseguenza?

In mezzo a tanto cinema autocritico sugli anni bui della Corea del Sud, Memories of Murder si staglia come l'exemplum ideale per restituire il clima di ignoranza e violenza sotto il regime militare nella provincia più sperduta, mantenendo sullo sfondo - anziché giudicando in maniera didascalica - le aberrazioni del governo.

Tanto la politica è nei gesti, nelle scelte, nel coprifuoco, nella paura della gente, ormai priva di fiducia nei confronti della polizia e dei suoi abusi; sfiducia guadagnata sul campo dai tutori della legge, che nel proprio modus operandi prevedono prove falsificate e confessioni estorte a suon di calci e pugni. Anche nei confronti di ritardati come Kwang-ho o di innocui pervertiti, evidentemente innocenti sin da subito. La narrazione del talentuoso Bong Joon-ho (The Host, Mother) adotta un registro quasi comico per sottolineare il clima farsesco della polizia di regime, ma non ne nasconde incompetenza e brutalità; l'autorità come manganello del potere, che manca degli uomini necessari per impedire un omicidio perché sono tutti impegnati a reprimere una rivolta studentesca.

Nemmeno l'ispettore proveniente da Seoul, presentato da Bong come un infallibile indagatore da libro giallo, riesce a districare la matassa, finendo per farsi trascinare dall'esasperazione figlia dell'impotenza. L'assassino non si può catturare perché invisibile, perché espressione della cattiva coscienza di un Paese malato, perché è ovunque, tanto nella disperazione disumana della baraccopoli quanto nello sciagurato distretto di polizia, dove l'elemento più brillante, in quanto donna, serve al più da cameriera. La fotografia di Kim Heong-gyu sottolinea il clima malsano di Gyeonggi: un abisso di pessimismo sulla natura umana dove è bandita ogni forma di redenzione ma soprattutto di comprensione. Uno dei capolavori della Corea di inizio millennio, oltre che un clamoroso successo di pubblico.