L'esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra

07/05/2017  10:30

Collegio Ghislieri
Piazza Collegio Ghislieri, Pavia
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L'esperienza che mi cambiò forse più di ogni altra

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Collegio Ghislieri
Piazza Collegio Ghislieri, Pavia

LA STORIA DEL GHISLIERI RACCONTATA ATTRAVERSO I SUOI ALUNNI 

Il 27 novembre 1567 il Ghislieri accoglieva in una sede temporanea i primi quattro studenti mentre l’architetto Pellegrino Tibaldi (il Pellegrini) completava l’imponente ed austero edificio che ancora oggi è sede del Collegio. Il 10 gennaio 1569 il fondatore, Papa Pio V, emanava la bolla Copiosus in misericordia Dominus, che stabilisce le norme istituzionali per il retto funzionamento del Collegio e dalla quale sarebbe stato tratto quello che ancora oggi è il motto del Ghislieri: Sapientia, cum probitate morum coniuncta, humanae mentis perfectio.

E' da qui che inizia la storia del Ghislieri, che quest’anno festeggia appunto i suoi 450 anni: quattro secoli e mezzo di storia che hanno visto l’istituzione evolversi per stare sempre al passo coi tempi. Nel Collegio conosciuto da Carlo Goldoni – che pure ad anni di distanza avrebbe detto «Non credo, che Collegiale al Mondo sia mai stato tanto contento, quant’io lo era» - forte era l’impronta confessionale, gli studenti erano tenuti ad indossare la ‘soprana’ una veste di colore rosso dalla foggia di abito religioso e vigeva un rigido regolamento che portò all’espulsione del futuro genio della commedia.

Ma già a fine Settecento, con l’arrivo del primo Rettore laico, l’appena trentenne professore di medicina Giovanni Rasori, s’iniziò a respirare un clima ben diverso. Preso nel turbinio delle guerre napoleoniche, il Ghislieri, però viene prima chiuso e poi trasformato in scuola militare. La Restaurazione austriaca, infine, sembra smorzare ogni vento di cambiamento. Tuttavia, la parentesi del triennio 1796-1799 e del primo (e unico fino al 1870) Rettore laico Rasori, che ad anni di distanza per gli antichi alunni è ancora «celebre maestro e caro amico», sebbene bruscamente chiusa, è una prima scintilla di quel processo di riconfigurazione in senso secolare, libero e libertario che nei secoli ha trasformato il Ghislieri in un luogo di «cultura, dignità, tolleranza», come ebbe a dire Aldo Moro celebrandone i 400 anni dalla fondazione.

Il Ghislieri tra fine Settecento e Ottocento è così laboratorio di formazione scientifica e politica dove muovono i primi passi scienziati e statisti: da Agostino Bassi, che proprio a partire dall’insegnamento del Rettore Rasori avrebbe posto le basi per la moderna batteriologia, a Giuseppe Zanardelli, Primo Ministro ed estensore del nuovo codice penale. E poi il geologo Torquato Taramelli, il matematico Eugenio Beltrami, l’eclettico scienziato Paolo Gorini, lo scrittore Giulio Carcano, il patriota e Ministro Cesare Correnti, lo zoologo e scopritore del meccanismo di diffusione della malaria (che aprì alla cura della malattia) Battista Grassi, il Ministro dell’Istruzione Luigi Credaro, il fondatore dell’Università Cattolica del sacro Cuore Agostino Gemelli.

Il Novecento del Ghislieri vede il proseguire di questa tradizione che unisce scienza e impegno civile, nonché occasione di proseguire gli studi per giovani brillanti ma di pochi mezzi, con il Presidente della corte costituzionale e deciso antifascista Giuseppe Cappi, il fondatore della Banca Nazionale del lavoro Arturo Osio, il regista radiofonico e televisivo Enzo Ferrieri.

È anche segnato dal magistero dei Rettori che si susseguono: Pietro Ciapessoni e Aurelio Bernardi che concorrono a trasformare il Collegio in una vera e propria fucina di talenti. L’assoluta abnegazione di Ciapessoni, ricordata da tutti i suoi studenti, è racchiusa nelle parole che scrisse a Gianfrnaco Contini nel 1938: «Molte ragioni mi fanno amare sovra ogni cosa il Ghislieri». Bernardi continuò nella medesima strada: a lui si deve la fondazione della sezione femminile nel 1966, col sostegno economico della benefattrice Sandra Bruni. Sezione femminile che, come ha ricordato l’attuale Rettore Andrea Belvedere, celebrandone i primi 50 anni nel novembre 2016, ha reso il Ghislieri completo e pronto a proiettarsi verso il futuro.

Tante sono le lettere che testimoniano l’attenzione e il sostegno dei due Rettori verso gli studenti, anche nei difficili momenti della Grande Guerra che vide praticamente tutti i giovani ghisleriani al fronte. Simbolica di questo momento è la vicenda di Domenico Frassi che, proveniente da una famiglia poverissima, così scriveva mentre era sotto le armi nel 1916: «Ill.mo Sig. Rettore, la vita per quanto rude, dura anzi, non mi dispiace: solo mi assilla il pensiero che nel venturo anno non potrò frequentare la scuola né continuare i miei studi. E spesse volte penso nostalgicamente al Collegio ove ho passato l’anno certamente più felice di mia vita dopo una giovinezza di stenti e di sacrifici». Frassi sarebbe poi diventato docente di filosofia nei licei e preside, fondando il Liceo Da Vinci di Milano.

Negli anni successivi tanti altri gli esempi di passione i valori di libertà come Ferruccio Ghinaglia, ucciso dai fascisti a soli 22 anni, Ennio Zelioli Lanzini, antifascista e poi Presidente del Senato nel 1967, Ezio Vanoni, Ministro delle Finanze, Teresio Olivelli, morto da martire al campo di concentramento di Hersbruck nel tentativo di difendere i compagni di prigionia.

Molti anche i nomi di spicco nei diversi campi del sapere: il giurista Rodolfo De Nova, lo scopritore della serotonina Vittorio Erspamer, il filologo e critico Gianfranco Contini, il filologo romanzo D’Arco Silvio Avalle, lo storico dell’arte Terisio Pignatti, l’ematologo Carlo Bernasconi, l’editor Gigi Cavalli, lo studioso di biochimica Luigi Spandrio, lo storico Arturo Colombo, il giurista Vittorio Grevi e lo storico delle relazioni internazionali Ennio Di Nolfo che scrisse «del Collegio dunque tengo acceso nella memoria il ricordo, come dell’esperienza che mi cambiò forse più̀ di ogni altra»: una frase che nella sua semplicità riassume il significato del Ghislieri ed è perciò stata scelta anche come titolo della esposizione che ne racconta i 450 anni.

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