La decorazione pittorica del porticato
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Alzando gli occhi, il visitatore può cogliere le tracce, più o meno vistose, della decorazione che un tempo doveva accogliere chiunque entrasse, dallingresso a ovest per coloro che provenivano dalla Cittadella e da nord, da Milano etc. e da quello posto lungo il lato sud, verso la città.
Nelle volte si trovava la decorazione a compassi e a cielo stellato. Lungo i bordi e delle lunette e i costoloni nelle volte si trovano ancora qua e là cornici geometriche - con stelle cosmatesche, cornici polilobate e stellate e fogliami ritorti, e con elementi vegetali - talvolta frutto dei rifacimenti di primo Novecento presumibilmente su tracce o sulla scorta di modelli già preesistenti.
Sulle lunette del porticato doveva invece essere dipinta la storia della presa della città di Pavia da parte di Galeazzo II Visconti, avvenuta nel novembre del 1359.
Dovevano trovarsi scene dipinte a grisaille su fondo scuro che riguardavano i fatti salienti e la vita di corte, in una sorta di autocelebrazione della casata viscontea, e in un racconto che doveva proseguire di lunetta in lunetta, con delle parti di raccordo tra luna e laltra (come si nota dalla sinopia visibile sotto lattacco del sottarco nella sesta campata del lato ovest).
Nellottava campata dove probabilmente vi trovate ora è raffigurata una parata di guerrieri di profilo, e altri frammenti di soldati armati nellatto di combattere.
Pare che fosse ritratto lo stesso Galeazzo II a cavallo seguito da armati, nel porticato orientale. Giovio ne parla ancora nel Cinquecento e anzi afferma di aver tratto da quelle fattezze per il ritratto che riproduce in xilografia come apertura della biografia del vicario imperiale nelledizione delle Vitae duodecim Vicecomitum stampata a Parigi nel 1549.
Del ciclo fa parte anche la veduta di Pavia visibile, allo stato di sinopia cioè di disegno preparatorio, riscoperta nel 1933 nella campata lungo il porticato sud, è un importante documento figurativo: è la più antica riproduzione in alzato della città. La sua rappresentazione è inoltre una sorta di manifesto politico di Galeazzo II che si voleva autoproclamare pacificatore: la città appare ben fortificata, ma con il ponte levatoio abbassato, ovvero aperta ma immune da intrusioni nemiche perché sotto il dominio del nuovo signore.
La resa pittorica, per quanto oggi deteriorata rispetto a quanto visibile al momento del discoprimento, nel primo Novecento, mostra comunque un grande realismo e sforzo di resa illusiva, ad esempio nei materiali da costruzione e decorativi, etc. ***
È proprio questa raffigurazione che ha portato i recenti studi ad accostare la Veduta con quelle di Giusto de Menabuoi a Padova, in particolare quella nel Battistero, e datando la presenza dellartista giottesco a Pavia intorno al 1367.
I restauri di alcune di queste campate sono lesito del progetto finanziato da Regione Lombardia, Luci & ombre al Castello Visconteo di Pavia. Avvio del recupero della corte interna (architettura, affreschi, lapidario) per una rinnovata fruizione.